Sia il contingente di peacekeeper russi che gli osservatori turchi presenti nell’area sarebbero stati “informati” per tempo. La Russia è formalmente alleata dell’Armenia ma è molto improbabile che intervenga a sostegno di Yerevan o in veste di mediatore, come accaduto nel 2020. In parte ciò è dovuto alla guerra in Ucraina, che ha indebolito la sua influenza nel Caucaso, ma anche al rancore di Mosca verso il Governo di Nikol Pashinyan per le continue critiche dei mesi scorsi e per le sue recenti aperture diplomatiche verso i Paesi occidentali. Qui Laurence Broers spiega di più: The Russian peacekeeping contingent and Turkish monitors have reportedly been ‘informed’. A question that many will be asking is the price of Russian acquiescence. Russian irritation with Armenia’s complaints against the Kremlin also adds an ideal backdrop for such an operation.
Non a caso personaggi noti del regime russo come Margarita Simonyan e Dmitry Medvedev hanno apertamente accusato l’Armenia di essere responsabile della situazione. La Russia potrebbe quindi lasciar mano libera all’Azerbaijan non solo per debolezza militare, ma anche con l’obiettivo di punire Yerevan e sbarazzarsi dell’esecutivo di Pashinyan, visto sempre con sospetto perchè frutto della Rivoluzione di Velluto del 2018. Va anche ricordato che le garanzie date all’Armenia da Mosca e dalla CSTO coprono solo il territorio armeno internazionalmente riconosciuto e non il Nagorno-Karabakh, visto invece dalla comunità internazionale come parte dell’Azerbaijan. Da OC Media maggiori dettagli: Margarita Simonyan, the editor-in-chief of Russian state media RT, blamed Aremnia for the attack. ‘Karabakh. Tragic, hopeless, and predictable’, she wrote on X. ‘The Armenian authorities personally handed over Armenia’s sacred place.’
E qui da Anton Barbashin: What is Russian position regarding the fighting in Karabakh? <br>As noted many times before - Russia via CSTO guarantees the security of Armenia. Karabakh is not Armenia, thus it is a grey zone. Russian state doesn't guarantee the security of Armenians.
A Yerevan sono consci della situazione e Pashinyan ha infatti dichiarato che non interverrà a sostegno del Governo separatista dell’area, provocando forti proteste popolari. Secondo l’analista Thomas van Linge gli eventi odierni sono l’ultimo atto di una lunga strategia dell’Azerbaijan volta ad ottenere il controllo definitivo del Karabakh e ad espellere la popolazione armena ivi residente. Questa strategia ha visto in precedenza il blocco dello strategico corridoio di Lachin con gravissime conseguenze per gli abitanti armeni, ridotti alla fame e indeboliti quindi nella loro volontà di resistenza. Un approfondimento da Thomas van Linge: Azerbaijan's month-long strategy is reaching its final stage: -block the road to Karabakh -make life impossible for the people -start military operations on a starving population -target the hills around Stepanakert. -give the desperate people of Karabakh a good scare
Nelle ultime ore Baku ha reso note le condizioni per mettere fine alla sua campagna militare: disarmo delle formazioni armate armene e scioglimento del Governo separatista di Stepanakert. In pratica, una resa incondizionata. |